“Vegetariano? Non mi dica... E con quali motivazioni?”
E’ la domanda ricorrente, ad ogni cena mista e con gente nuova, fino ad essere diventato ormai un classico nel suo genere: "Ma lei, scusi, perché è vegetariano?" chiede il vicino di tavolo con aria fintamente intelligente e neutra. "Per motivi etici o di salute?" sembra che voglia suggerire. Per il “mio bene”, si sa, insomma per “salvarmi”.
Attenzione, fatta così, in modo tranquillo e pacato, è in realtà una domanda insidiosa. Infatti, il quesito, trito e ritrito, mi innervosisce sempre. Primo, perché so dove vuole andare a parare. In secondo luogo perché, per come è formulato (assomiglia troppo alle domandine sceme e calme che si fanno ai pazzi…), è tesa a farmi apparire, spesso fin dall’inizio della cena, come il "diverso" della tavolata, poco meno che un maniaco o un malato. Insomma a mettermi in cattiva luce. Tutta colpa delle mie elucubrazioni sospettose? Sarà…
Sono un buon psicologo, e se capisco che c’è malanimo e provocazione rispondo in modo tagliente. “Mi dica lei, piuttosto, caro signore [in genere i tipi più insinuanti sono gli uomini] perché ha scelto di mangiar carne. Disprezza forse gli animali? Si sentiva debole e crede che la bistecca la “tiri sù”? Che so, sospetta di non farcela sessualmente? Crede che la carne le dia quegli ormoni maschili o femminili che le farebbero comodo, visto che la Natura è stata avara con lei? Ma guardi che sarebbe una speranza vana: se tracce di ormoni ci sono, sono quelli femminili, gli estrogeni aggiunti dall’allevatore per truffare sul peso, oltretutto cancerogeni. Oppure, ha qualche mania alimentare? O soffre di fobia per il cibo sano? O non ama cucinare, visto che perfino un bambino sa bruciacchiare una fettina in padella… Oppure, magari, perché no, ha complessi di inferiorità economica, e esibendo la carne vuol dimostrare a se stesso e agli altri di potersela socialmente o economicamente permettere?”
Così vorrei dire, d’impeto, se l’altro “me stesso” opportunamente non mi fermasse. Ma qualche volta, tra i due gemini che si controllano a vicenda, Polluce si impone finalmente a Castore, e così replica davvero. E allora finisce in rissa. Dove io, si sa, devo assolutamente vincere, a tutti i costi, perché provocato ingiustamente. Oppure va a finire che l’altro si zittisce, avendo capito di aver fatto una gaffe. D’altra parte non sono stato io ad aver iniziato.
Se invece capisco che non c’è malevola provocazione (un po’ c’è sempre, però…), ma solo ignoranza, oppure la banalità dei non-discorsi da salotto "tanto per dire qualcosa” o “rompere il ghiaccio", faccio appello a tutta la mia pazienza, che è pochissima, e rispondo con garbo ma in modo inevitabilmente un pò annoiato e didascalico, come di chi è costretto a ripetere la lezioncina più volte detta e ridetta. Il discorsetto assume, perciò, lo stile di certi dialoghi pedagogici illuministi. Per esempio, questo:
Caro signore o cara signora, ci sono almeno tre ordini di motivi per essere vegetariani. Poche persone sono vegetariane per tutti e tre questi motivi. La maggior parte solo per il primo o i primi due. Ma negli ultimi anni sta acquistando sempre più importanza il terzo motivo, secondo me capace di toccare se non il cuore almeno il cervello di tutti:
1. La vita e il benessere degli animali "non umani". Perché è ovvio che mangiare carne è incompatibile con l’esistenza stessa dell’animale macellato, senza contare le sofferenze accessorie (condizioni dell’allevamento, modalità dell’uccisione, trasporto). Quindi si tratta di dire “no” ad una uccisione, in questo caso anche nutrizionalmente inutile. Ed evitare una uccisione è sempre “utile”, anzi moralmente “preventivo”. Perché – diceva quel filosofo moralista – a forza di uccidere o, che è lo stesso, di restare insensibili di fronte alle uccisioni, non si sa dove l’Uomo può arrivare, anche nei confronti degli altri uomini… Non trova che un popolo che uccide poco sia migliore di uno che uccide molto?
2. La salute dell’uomo e la prevenzione delle malattie. Perché l'alimentazione a base di carne può essere causa (o per i modi stessi di cottura, o per l’eccesso di grassi saturi, o perché segno di una intera dieta sbilanciata e poco protettiva) di di malattie come tumori e malattie cardiovascolari. Secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità, l’alimentazione vegetariana può prevenire fino al 33 per cento dei tumori al polmone, il 75 di quelli allo stomaco, il 50 di quelli alla mammella, il 75 di quelli del colon e del retto, e fino al 50 per cento dei tumori della bocca e della faringe. Ma c’è minor rischio di tutte le malattie degenerative, in quanto tutte le sostanze antiossidanti sono abbondantemente presenti in una dieta vegetariana, mentre sono carenti in una tipica dieta ricca o anche semplicemente dotata di carni.
3. Lo spreco e il costo del cibo (energia). L’ecologia e l’economia mostrano che ad ogni passaggio della catena alimentare – dalle piante agli animali erbivori, ai carnivori – si verifica una perdita di circa il 90 per cento dell'energia. Esempio. Se un campo di 10 ettari coltivato a cereali dà una produzione sufficiente, per ipotesi, a sfamare direttamente come cibo 20 persone, gli stessi cereali, dati come mangime ai bovini che verranno a loro volta mangiati dagli umani, i quali si nutrano (facciamo il caso) esclusivamente di carne, saranno sufficienti appena per 2 persone. Per fortuna nessuno mangia solo carne, anche perché non potrebbe vivere, ma questa è di massima la proporzione dello spreco energetico quando si passa dal cibo vegetale al cibo animale. E se consideriamo che al mondo siamo 7 miliardi di persone, con un incremento annuo dell'1,3 per cento, come pensiamo di sfamare l'umanità se non facciamo cessare l'immenso spreco di circa la metà della produzione agricola del mondo data in pasto agli "animali da carne" per accontentare i gusti dei carnivori?
Ecco, insieme, quello che vorrei rispondere o che rispondo effettivamente a quei simpatici o antipatici “provocatori da cena” o “da salotto” che mi chiedono: “Vegetariano forse? Non mi dica! E come mai?”
IMMAGINE. La scena bucolica non deve ingannare: l'industria della carne prevede in realtà spazi molto ristretti, stress, mangimi poco naturali, integratori chimici e farmaci.
Etichette: anziani, donne, ecologia, economia, energia, psicologia, salutismo
7 Commenti:
Molto efficace l'argomentazione economica-energetica, non la fa mai nessuno.
Questo argomento, interessante e "urgente", andrebbe trattato molto più spesso di quato non si faccia. Il problema è che conviene a pochi!
In un piccolo saggio di cui sono coautrice (Mangiando in allegria: mangiare sano e inquinare meno, proviamo, Felici Editore, Pisa) è stato inserito un paragrafo a riguardo. Non sapete a causa di questo paragrafo (e a dire il vero anche di altri) quandi potenziali finanziatori della stampa hanno storto il naso.
Alla fine, infatti, siamo riusciti a stampare il testo grazie ai gruppi di acquisto solidale, che hanno sostenuto, conn una campagna di preacquisto collettivo, le nostre idee e il nostro lavoro.
Brava! Un bacione grosso così... E anche il cognome dell'editore era adatto al titolo. Potevi dirgli che il titolo era pubblicità subliminale per lui, e quindi doveva accollarsi tutti i costi...:-)
Grazie! Buona questa!!! :))
Io ho smeso di mangiare carne e pesce da poco, per due motivi: il primo, quello di contingenza rientra al punto 3. Dopo aver preso un multone salatissimo entrando in una ztl, ho pensato a dove potessi risparmiare per riassorbire la spesa inutile (non per problemi pecuniari, proprio per il fastidio di dover pagare una cifra insensata): ho messo in fila tabacco, vino e carne, ha perso la carne.
Questo non sarebbe successo se non mi fosse ronzata in testa da un po' di tempo l'idea di liberarmi dallo schema pasta-bistecchina che era alla base di ogni mio pasto.
Però ci sono arrivato grazie a lei, per un suo libro che mi trovavo in casa ("la tavola degli antichi") e che ho letto quest'estate. Non è che sia un libro così vegetariano, però passa in modo straordinario il fascino per zuppe, farinate, cereali, verdure di campo e via dicendo.
p.s. prima di finire nella ztl ho provato a fare il garum, ma con esiti pessimi. Vivendo a Milano, il posto più caldo che avessi a disposizione era la mia automobile.
ZTL e GARUM? Sosta vietata e vegetarismo. Strane motivazioni. Galeotta fu una vigilessa? Se fate abbinamenti del genere, poi è chiaro che Google mette insieme le cose più strane...:-)
Il garum è facilissimo a farsi, specialmente nei posti di mare assolati. Nel 92 lo abbiamo realizzato anche a Castelfranco Veneto in un Corso che tenni per il Min Pubbl Istr (alberghiero). Solo che noi moderni non ne abbiamo proprio bisogno: abbiamo già la pasta di acciughe che ci toglie quel gusto, anche se non è aromatica come il garum. Inoltre il g. era usato anche al posto del sale e delle erbe aromatiche. Inoltre non era tipico della nostra civiltà: veniva dall'Oriente, via Grecia. Quindi dimentichiamolo pure.
Bello, lo copierò e utilizzerò alla prima insidiosa domanda...:-) Besos.
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